martedì 7 febbraio 2017

Marco Travaglio: "Immaginate se la stampa avesse dedicato la stessa attenzione data alla Raggi con altri cosa sarebbe successo"

Preveniamo il solito ritornello: ma i 5Stelle dicono di essere migliori degli altri, dunque vanno giudicati più severamente. Vero, anche se ci resta il sospetto che stampa, Anac e magistrati debbano riservare a tutti parità di trattamento a parità di comportamento. Ma siamo proprio sicuri che il comportamento della Raggi sia almeno pari a quello dei partiti che l’accusano di essere peggio di loro? Da giorni si discute sulla nomina “non meritocratica” del funzionario comunale Salvatore Romeo, promosso dalla Raggi a suo capo-segreteria con stipendio triplicato (solo amici? o amanti? o complici di polizza?). E nessuno spiega che Romeo è un laureato in Economia esperto di bilanci e di società partecipate, non proprio uno trovato per strada; e che inizialmente il suo nuovo stipendio era il 20% in meno di quello della capo-segreteria di Marino, dopodiché gli fu ulteriormente tagliato.
Immaginate se la stessa attenzione fosse mai stata dedicata agli staff degli altri pubblici amministratori, tutti molto più nutriti e costosi di quello della Raggi. Il governatore campano Vincenzo De Luca sta stracciando il record di tutti i tempi per stanziamenti in “comunicazione”: 1,4 milioni, contro i 34 mila euro del 2014 e i 40 mila del 2015. Cifra che parrebbe eccessiva anche se il personaggetto si facesse erigere un monumento equestre d’oro zecchino in piazza Plebiscito.



Poi c’è lo staff renziano a Palazzo Chigi, che fa impallidire la Casa Bianca e il Cremlino messi insieme. La Verità racconta che, due giorni dopo aver perso il referendum e annunciato l’addio al governo, cioè mentre faceva le valigie per Pontassieve, Renzi ingaggiava sei nuovi consulenti “digitali” e un architetto, mentre Lotti ne arruolava altri cinque: roba da 3 milioni l’anno. Ma queste sono assunzioni meritocratiche. Come quella di Antonella Manzione, vigilessa di Pietrasanta e sorella del sottosegretario renziano Domenico (niente conflitto d’interessi, ci mancherebbe). Lo so che siamo tutti concentrati sul vigile Renato Marra: ma facciamo uno sforzettino e andiamo sulla vigilessa. La Manzione fu promossa dal sindaco Renzi comandante dei Vigili di Firenze e poi dal premier Renzi nientemeno che capo dell’ufficio legislativo di Palazzo Chigi, al modico stipendio di 207.461 euro l’anno (forse il quadruplo del precedente), con i risultati ben noti: una raffica di leggi, scritte coi piedi e regolarmente fulminate da Consulta e Consiglio di Stato. Siccome però l’ex vigilessa pestava i piedi alla Boschi, Renzi la promosse-rimosse al Consiglio di Stato (quello che bocciava le sue leggi), aggirando il limite minimo di età previsto dalla legge (che sarà mai), e per giunta lasciandola come fuori ruolo a Palazzo Chigi. Poi, con Gentiloni, la sottosegretaria Boschi le ha subito dato gli otto giorni, per sistemare al suo posto il fedelissimo Roberto Cerreto, laureato in Filosofia. Ora immaginate se questa giostra indiana a spese nostre portasse la firma della Raggi: scandalo, familismo, caos, bufera, rivolta, vergogna, omertà-omertà! Bad news. Invece porta il sigillo della Madonna di Laterina. Good news. Sentite La Stampa com’è felice: “Boschi vince la guerra tra donne: Manzione lascia Palazzo Chigi” e “prenderà servizio come giudice al Consiglio di Stato con funzione consultiva”, sostituita dal “quarantenne Cerreto, generalmente considerato preparato e brillante”. Non è meraviglioso? È vero che, “secondo taluni puristi, Manzione difetta dei requisiti per curriculum e anzianità”. Ma che saranno mai taluni puristi di fronte al “capolavoro della Boschi”: fanculo i taluni, e pure i puristi. La vigilessa che scriveva le leggi diventa giudice in barba alla legge per far posto al giovane filosofo preparato e brillante. Poi volti pagina e ti ritrovi in pieno “caos Raggi”: fine della meritocrazia, niente più capolavori.

Cosi scrive Marco Travaglio nel suo editoriale odierno.
Fate un pò voi...

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