martedì 14 marzo 2017

IL M5S DENUNCIA ALFANO! MASSIMA CONDIVISIONE



Angelino Alfano (Agrigento, 31 ottobre 1970) è un politico italiano, ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale nel Governo Gentiloni dal 12 dicembre 2016.

Dall'8 maggio 2008 al 27 luglio 2011 è stato Ministro della giustizia nel governo Berlusconi IV, mentre dal 28 aprile 2013 al 22 febbraio 2014 ministro dell'Interno e vicepresidente del Consiglio dei ministri nel governo Letta. Riconfermato come Ministro dell'Interno nel Governo Renzi dal 22 febbraio 2014 al 12 dicembre 2016, nella stessa data viene nominato Ministro degli affari esteri e della cooperazione internazionale nel successivo Governo Gentiloni.[1]

È stato il primo e unico segretario nazionale de Il Popolo della Libertà. Nel novembre 2013 è stato promotore della scissione dal PdL[2] e del lancio del Nuovo Centrodestra,[3][4][5] di cui viene eletto presidente il 13 aprile 2014. È presidente della Fondazione De Gasperi dal 2011.

Diplomato al liceo scientifico Leonardo di Agrigento. Laureato in giurisprudenza nel 1993 all'Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, dove è stato ospite del collegio "Cardinal Ferrari", dottore di ricerca in diritto dell'impresa e avvocato (abilitato nel 1996). Ha iniziato la sua esperienza politica giovanile con la Democrazia Cristiana, per la quale è stato, tra l'altro, segretario provinciale del Movimento giovanile DC di Agrigento. Nel 1994, a seguito della trasformazione della Democrazia Cristiana nel Partito Popolare Italiano, decide di iscriversi al neonato partito Forza Italia, che vince le elezioni politiche del 27 e 28 marzo dello stesso anno.

Deputato regionale e nazionale[modifica | modifica wikitesto]
A 25 anni, nel giugno 1996 si candida per la prima volta ed è eletto nel collegio di Agrigento per FI Deputato all'Assemblea Regionale Siciliana nella XII legislatura.[6]. Dal 2000 è capogruppo di Forza Italia all'ARS.

Viene eletto alla Camera dei deputati nel 2001, sempre in FI, nelle elezioni vinte dalla coalizione di centrodestra, nella circoscrizione proporzionale della Sicilia occidentale, assumendo l'incarico di vicepresidente del Comitato per la Legislazione della Camera. Nelle grazie del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, è presto considerato uno dei giovani emergenti del partito.

Dal 2005 è nominato coordinatore regionale di Forza Italia in Sicilia. Succede a Gianfranco Miccichè, guidando Forza Italia alleata nell'isola dal 2001 con l'allora Presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro. Nelle elezioni politiche italiane del 2006, che vedono la vittoria dell'Unione di Romano Prodi, Alfano è riconfermato con FI alla Camera dei deputati nella circoscrizione XXIV (Sicilia 1). Durante la XV Legislatura è componente della Commissione Bilancio di Montecitorio. Nelle elezioni politiche italiane del 2008 è rieletto alla Camera dei deputati con il Popolo della Libertà.

Ministro della Giustizia
Dall'8 maggio 2008 è Ministro della giustizia del governo Berlusconi IV.[7] Succede a Luigi Scotti, che a sua volta aveva sostituito Clemente Mastella, dopo le dimissioni che avevano determinato la caduta del governo Prodi II. Con i suoi 37 anni è il più giovane ministro della Giustizia della storia repubblicana.

Il suo primo provvedimento come Ministro della giustizia nella quarta legislatura Berlusconi è stato il cosiddetto "lodo Alfano"[8], legge approvata il 22 luglio 2008. Unica nel panorama europeo,[9] essa prevede la sospensione dei processi a carico delle quattro più alte cariche dello Stato (Presidente della Repubblica, Presidente del Senato, Presidente della Camera dei deputati e Presidente del Consiglio) per l'intera durata del loro mandato.[10] La legge è poi stata dichiarata illegittima dalla Corte costituzionale nell'ottobre 2009, per violazione degli articoli 3 e 138 della Costituzione Italiana.

Durante i 3 anni di permanenza di Alfano al Ministero della Giustizia si registra una particolare ed intensa attività legislativa contro le mafie e la criminalità organizzata. Spiccano, fra le altre, le leggi per l'inasprimento del carcere durissimo per i mafiosi (art.41 bis), il Codice Unico Antimafia, la Legge contro lo Stalking. In relazione al 41 bis, il capomafia siciliano Totò Riina, intercettato all'interno del carcere in cui è detenuto all'ergastolo, lamenta ad un suo interlocutore l'eccessiva durezza di Alfano nei confronti della mafia, definendo il ministro "una canaglia"[11].

In precedenza, nel 2009, anche il figlio di Totò Riina, Giuseppe Salvatore, secondo le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Luigi Rizza, reagì all'inasprimento del 41 bis voluto con determinazione da Angelino Alfano, arrivando a progettare un attentato contro il ministro.[12]

Il 27 luglio 2011 Alfano si dimette dalla carica di Guardasigilli.[13]

Nel mese di ottobre dello stesso anno, Alfano pubblica il libro La mafia uccide d'estate[14], nel quale racconta i tre anni e mezzo di alla guida del Ministero della Giustizia, un percorso umano e politico nel panorama della Giustizia italiana. Alfano racconta "cosa significa fare il ministro della Giustizia in Italia", tra lentezze e ritardi dei processi, proposte di riforma del sistema e inevitabili resistenze da parte dei magistrati.

1 commento: