mercoledì 26 aprile 2017

IL GRANDE BUCO DI ALITALIA? COME SEMPRE C’E’ DI MEZZO MONTEZEMOLO E LA GHENGA DI BANDITI: ECCO LE LIQUIDAZIONI MOSTRUOSE DI CHI HA AMMAZZATO LA COMPAGNIA DI BANDIERA


Volare sulle ali di piombo della politica. Volare fuori rotta. Volare fuori dal mercato. La storia degli ultimi vent’anni di Alitalia è la successione seriale di fallimenti che generano altri fallimenti.

E una costante di fondo: manager modellati con la creta della politica e il Palazzo che si affanna a affondare il biscotto in quel pozzo senza fondo. «Gli interventi della politica a avario titolo – spiega il professor Marco Ponti, uno dei più autorevoli esperti di economia dei trasporti in Europa – sono stati almeno 5 negli ultimi vent’anni e secondo Mediobanca, che ha attualizzato i numeri, ricapitalizzazioni, aiuti e mance sempre generosissime sono costati al contribuente dal 1974 in poi fra i 7,4 e gli 8 miliardi di euro». Una cifra monstre per avere un’azienda sull’orlo del cratere e i conti completamente sballati.

La grande crisi comincia intorno al 2002-2003 quando Ryanair scala i cieli europei introducendo un nuovo concetto: il low cost. Alitalia, che ha una struttura vecchia e che ancora sopravvive sugli antichi allori, non fa nulla per mettersi al passo. E spesso le mosse fatte sono sbagliate o non risolutive. Gli organici sono gonfiati a dismisura, le assunzioni spesso passano dal notabile di turno, le destinazioni degli aerei devono tenere conto di troppi equilibri e diventano, come tutto il resto, un esercizio di equilibrismo. Per compiacere deputati e senatori e per ragioni di bandiera la compagnia raggiunge molte destinazioni che non sono redditizie. Anzi, sono una palla al piede. «A quel punto – prosegue Ponti – sarebbe stata necessaria una riconversione dal corto raggio al lungo raggio». Tradotto dal linguaggio tecnico a quello della strada significa sfoltire col decespugliatore le mete nazionali o europee per buttarsi su quelle intercontinentali, al momento le sole che generano profitto. Ma per farlo ci vorrebbero manager con la schiena dritta, ci vorrebbe coraggio, ci vorrebbero soprattutto molti soldi, una montagna di denari.

Alitalia, il più classico dei carrozzoni, resta impantanata nei suoi limiti strutturali, nei veti dei sindacati che banchettano allegramente con i soldi del contribuente, nella miopia di chi dovrebbe raddrizzare la barca. Ryanair ha un solo modello di aereo, Alitalia, fedele alla sua logica diplomatico-ecumenica, chiamiamola così, ne ha 22 e per di più di case diverse. Un manicomio per il magazzino, la logistica, le trattative con i fornitori.

La vendita ad Air France, che avrebbe dato un’anima alla flotta, sfuma e nel 2008 Berlusconi affida la compagnia ai «capitani coraggiosi»: i Colaninno, i Riva, i Benetton. La concorrenza continua a mangiare quote di mercato e le tariffe, per la fortuna dei passeggeri, scendono, ma il brand tricolore non decolla. Certo, i dipendenti calano da quota 20mila, uno scandalo, ma oggi, dieci anni dopo, siamo ancora a 12.500 e già si parla di altri 1.600 esuberi. Si dovrebbero ridurre i modelli e modificare le rotte ma il carburante del cambiamento non arriva. Oggi Alitalia spende 6,5 centesimi a chilometro per passeggero contro i 3,5 di Ryanair. Una guerra persa in partenza.

La compagnia è un pesce fuori scala per tutti i cieli. Troppo grande rispetto alle low cost, troppo piccola per competere con Air France e Lufthansa. A metà del guado non si va da nessuna parte, nemmeno quando arrivano gli arabi di Etihad. Che però, attenzione, acquisiscono solo il 49% e non la maggioranza assoluta del grande malato. Forse si muovono con particolare prudenza, forse hanno più dubbi che certezze. L’ultima chance svanisce. Oggi gli aerei che viaggiano a lungo raggio sono solo 25 su 115 e l’incremento portato da James Hogan è stato modestissimo: 2 unità. Poco o nulla. Il confronto finale è impietoso: i voli interni sono scesi dal 58 al 54% contro il 17-18 per cento del duo Air France Lufthansa. Un disastro. In compenso chi compra un biglietto in Italia finanzia con 3 euro una cassa integrazione di 7 anni, più lunga di uno scivolo di Disneyland. Un altro record della maglia nera dei cieli.

NON PIU’ TARDI DELLO SCORSO SETTEMBRE, APPARVE SUI GIORNALI QUESTA NOTIZIA



Silvano Cassano si è dimesso per motivi personali dalla carica di amministratore delegato di Alitalia, che ricopriva da dopo l’ingresso nell’ormai ex compagnia di bandiera degli arabi di Etihad; il dirigente, secondo quanto riportato da alcuni quotidiani, si vedrà riconosciuta una buonuscita da record: 2,4 milioni di euro il “tfr” per appena nove mesi di mandato. In una lettera interna, l’attuale presidente di Alitalia, Luca di Montezemolo, ha dato l’annuncio, spiegando che Cassano “cessa il suo mandato per motivi personali, ha formalmente comunicato le dimissioni al Consiglio di Amministrazione in data odierna”.

FONTE

10 commenti:

  1. Hanno rubato,hanno mangiato e lo hanno fatto con la connivenza dello Stato italiano.A queste condizioni sarebbe opportuno non starci a ragionare tanto e a vendere l'Alitalia ai maggiori offerenti,dico maggiori perche' sono convinta che riusciranno a venderla solo spezzentandola

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  2. questo E' UN LADRO PROFESSIONISTA, IL PREDATORE DELLE AZIENDE PUBBLICHE E QUELLE PRIVATE. DOVEVA ANDARE IN CARCERE PER I MONDIALI DI ROMA '90, POI PER I MONDIALI DI NUOTO INSIEME A MALAGO' POI PER ALITALIA, DOVE CE' LUI, CE' IL FALLIMENTO ANNUNCIATO, MA LA MAGISTRATURA COSA FA'? NIENTE...ANZI GLI AFFIDERANNO UN'ALTRO INCARICO. DICONO I POLITICI, QUALE AZIENDA STA' IN ATTIVO? TELECOM? OK. COME PRESIDENTE CI METTIAMO MONTEZEMOLO.....DOPO 10 MESI ANDRA' FALLITA PURE TELECOM E NOI SEGUITEREMO A PAGARE ZITTI, ZITTI, MICIO, MICIO. COME I SOLITI COGLIONI E PECORONI. GRAZIE GOVERNO GENTILONI.....

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    1. GENTILONI,VALE NIENTE,E UN PRESTA NOME DI RENZI
      ADESSO LUNICA SALVEZZA E SPERANZA,ASPETTIAMO
      AL PIù PRESTO,CHE MATTARELLA,SCIOLGA LE CAMERE
      SE NON FANNO LA LEGGE ELETTORALE.AUGURIAMOCI CHE
      MATTARELLA,MANTENGA LA FRASE DETTA.UN SALUTO A TUTTI.

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  3. NON BISOGNA LAMENTARSI BISOGNA PRENDERE A CALCI CHI CREDE DI FARE IL DIRIGENTE E ROVINA LA NOSTRE IMPRESE, MI VERGOGNO DI ESSERE ITALIANO E MI DISPIACE X LA MIA ETà SE ERO GIOVANE AVREI LASCIATO UN SEGNO FORTE.. ADESSO DEVONO PENSARCI I GIOVANI SE HANNO LE PALLE ...

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  4. Ma che qualifiche( oltre a parassiti e leccaculi) ci hanno queste sanguisughe per essere sempre nominati a posti presidenziali?

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  5. QUESTI SONO I PARASSITI CHE HANNO SBAFATO PER 30,ANNI
    ALLE NOSTRE SPALLE,COMPRESO ANCHE MALAGOR,CHE VOLEVA
    FARE LUI LE OLIMPIADI A ROMA,MI AUGURO CHE LI SBATTONO
    TUTTI IN PRIGIONE QUESTA GENTAGLIA SE TUTTO FOSSE VERO.
    UN SALUTO A TUTTI,ATTIVISTI E NON.

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  6. Dove ci sono affari...è sempre disponibile un Presidente come Lui!

    Come possiamo crescere in questo Paese???

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  7. Andrebbero fatti fuori nel vero senso della parola!! Pezzi di merda di governatori, amministratori delegati etc etc etc
    FANCULO!!!!!

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