mercoledì 5 aprile 2017

La fine del PD continua: 150 mila tesserati in meno


(di Wanda Marra – Il Fatto Quotidiano) – Il 6 marzo i titolari di una tessera del Pd secondo l’Anagrafe degli iscritti erano 296 mila. Ovvero più di 150 mila in meno rispetto ai 449.434 del 3 aprile, dati ufficiali forniti dall’Organizzazione del partito, peraltro non contestati ufficialmente da nessuna mozione. I 449 mila ieri sono lievitati, nel comunicato finale della Commissione congresso, a 450.352. Dal 28 febbraio, giorno in cui si è chiuso ufficialmente il tesseramento, al 4 aprile, si è andati avanti grazie a una serie di deroghe informali, che hanno consentito la registrazione delle tessere anche oltre i tempi stabiliti dal regolamento. Nessuna delibera ufficiale, ma la possibilità di acquisire iscritti arrivati dopo i termini.

Il giorno dopo la chiusura dei congressi nei circoli tutti giurano di non voler fare polemica, tutti si dichiarano soddisfatti e tutti promettono che la battaglia vera sarà ai gazebo. Ieri sera sono arrivati i risultati finali: Matteo Renzi, si considera un trionfatore con i suoi 176.657, pari al 66,73%; Andrea Orlando considera i suoi 66.842 voti, pari al 25,25%, ottenuti in 3 settimane, un “miracolo”; Michele Emiliano veicola i 21.220 voti, pari all’8,02%, come “un risultato eccezionale”. Eppure, i casi dubbi a livello locale sono venuti fuori uno dopo l’altro, di giorno in giorno. E anche i dati forniti in maniera ufficiale e ufficiosa nelle ultime settimane non collimano.

Secondo fonti interne della Commissione del congresso, dunque, gli iscritti all’Anagrafe erano 296 mila. Secondo i lavori dello stesso organismo (del quale fanno parte rappresentanti di tutte e tre le mozioni) ai 450.320 finali si arriva con la successiva certificazione del tesseramento. Perché in quel numero non venivano conteggiate intere federazioni. Domanda legittima: si tratta di tessere nuove, tutte arrivate dopo il limite massimo o di ritardi giganteschi? Secondo le stesse fonti interne, non vuol dire automaticamente che le tessere non esistessero e che sono state fatte tutte dopo: “Può essere tutto regolare ma può anche essere che nell’ultimo periodo si sono fatte tessere nuove”, spiegano. Cosa, quest’ultima, proibita dal Regolamento: il tesseramento, infatti, si è chiuso ufficialmente il 28 febbraio 2017. Opacità. Questo è il dato più eclatante. Ma in realtà per capire che c’è una certa anomalia nei numeri basta soffermarsi sulle dichiarazioni fatte da Lorenzo Guerini, che fino alle dimissioni di Renzi era il responsabile Organizzazione del Pd, poi è stato per un breve periodo il presidente della Commissione per il congresso, e poi a metà marzo si è dimesso, perché nominato coordinatore politico della mozione dell’ex segretario. Guerini, che per il tesseramento di questo (ma anche degli anni precedenti) si è impegnato a fondo, diceva il 1º marzo: “Gli iscritti al Pd nel 2016 sono 405.041. Questo il risultato dopo le comunicazioni delle federazioni regionali, in attesa delle verifiche e delle certificazioni che le Commissioni territoriali per il congresso stanno svolgendo e che concluderanno nei prossimi giorni e al netto del tesseramento dei Giovani democratici che ha modi e tempi autonomi”. Si trattava di dati ufficiosi, dunque. Ai quali però vengono poi aggiunti i circa 25 mila Giovani democratici e 10 mila tessere fatte online, ma non vengono sottratte quelle annullate per presunti brogli.

Tanto è vero che dal Pd renziano i dati che vengono diramati nelle ultime settimane, sulla base dei numeri forniti all’Organizzazione dalle Federazioni, attraverso le commissioni provinciali per il congresso (come spiegano dal Nazareno), sono di 430 mila tesserati. Poi, improvvisamente, martedì sera il dato finale. L’Organizzazione dem sostiene che ci sono stati 266.726 votanti su 450.352 iscritti. La discrepanza nei numeri non altera il dato dei singoli candidati, e neanche quello della vittoria di Renzi (che gli altri due riconoscono). Ma evidentemente vuole arginare l’idea di un partito sempre più ristretto. Nel 2013, quando si svolse il congresso di Renzi contro Cuperlo, gli iscritti erano 535 mila (e votarono in 298 mila, il 55,34%). Nel congresso del 2009 gli iscritti erano 820.607, i votanti furono 462.904. La sua risposta a questo calo di partecipazione l’ha data ieri Renzi, tornando al Tg3: “Gli iscritti al Pd sono comunque gli iscritti del più grande partito europeo. Centinaia di migliaia di persone si sono messe in fila e hanno votato. Si può fare polemica su tutto, io preferisco fare proposte per l’Italia”. Fine della questione per lui. Per capire di quale entità sono le irregolarità bisognerà vedere come vanno a finire i ricorsi sui casi locali dubbi, all’esame della Commissione congresso.

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