giovedì 20 aprile 2017

Rai: il Pd occupa oltre il 60% della programmazione politica


(Franco Bechis – Libero quotidiano) – La cifra è fra le più alte che sia mai stata registrata in Rai da quando si censisce la par condicio: 42,37%. È la percentuale ottenuta da esponenti del Pd nel mese di marzo 2017 grazie a interviste e dichiarazioni in voci rilasciate in programmi giornalistici della rete ammiraglia della Rai, a Rai Uno. Stiamo parlando di comparsate a Porta a Porta, alla Vita in diretta, a Uno Mattina, a Domenica In, l’Arena, e negli speciali del Tg1. Un mese in cui il Partito democratico ha letteralmente occupato le trasmissioni della Rai, perché pure unendo le trasmissioni di Rai Due, Rai Tre e Rai Education alla quota ottenuta nel tempo di parola (appunto dichiarazioni e interviste) è un po’ più bassa, ma comunque impressionante: 38,05 per cento complessivo.

Siccome a queste percentuali si deve aggiungere anche il tempo riservato a Paolo Gentiloni premier e ai suoi ministri (21,05 per cento sulla Rete Uno Rai, e 10,88 per cento su tutte le reti della tv pubblica), oltre a quello di altre forze politiche che sorreggono la maggioranza di governo, con gli ultimi dati del monitoraggio di Geca Italia resi pubblici dall’Autorità per la garanzia nelle comunicazioni è diventato evidente come non mai lo squilibrio dell’informazione politica dell’intera Rai ma soprattutto della sua rete ammiraglia.

Il caso riguarda con proporzioni diverse anche il Tg1 di Mario Orfeo, ma è clamoroso nei programmi giornalisti al di fuori dei notiziari. Di fronte al 42,37 per cento del tempo di parola concesso al Pd (il 67 per cento considerando governo e altre forze politiche di maggioranza), c’è un misero 3,07 per cento concesso alle dichiarazioni e alle interviste del Movimento 5 stelle, una percentuale analoga (3,63 per cento) per la Lega Nord, qualcosina in meno (2,11 per cento) concesso ai Fratelli di Italia di Giorgia Meloni e un contentino riservato a Forza Italia con l’8,61 per cento del tempo di parola.

Se un dato simile di Rai Uno fosse stato registrato all’epoca di Silvio Berlusconi al governo, sarebbero insorte le piazze, fioccate le multe e si sarebbe chiesta la testa dei dirigenti Rai. Oggi questi dati da Bulgaria ai tempi di Ceausescu grottescamente stanno suscitando solo lamentele del Pd, che evidentemente mira all’occupazione totale dell’informazione Rai, ritenendo più che sufficiente il pluralismo del confronto fra Matteo Renzi, Andrea Orlando e Michele Emiliano.

La strategia della lamentela (è stata fatta circolare perfino la voce su una presunta ostilità di una Rai mai così embedded al partito di maggioranza relativa) evidentemente porta frutti copiosi: negli stessi identici programmi in cui il Pd dilaga oggi con quel 42,37 per cento solo un anno prima – nel marzo 2016 – aveva ottenuto il 16,26 per cento, sia pure accompagnato da una presenza più robusta (25,51 per cento) di esponenti del governo. Come accadeva nella Bulgaria di quei tempi cancellata anche la voce degli oppositori più fastidiosi, quelli interni: nemmeno una ospitata o una breve dichiarazione trasmessa in tutto il mese ad esponenti di Art.1-Mdp, gli scissionisti capitanati da Pier Luigi Bersani, Roberto Speranza ed Enrico Rossi: zero secondi per loro. E zero secondi pure per chi strizzava l’occhio a loro, come gli esponenti di Sinistra Italiana-Sel. Diversa ma non troppo la situazione del Tg1. A marzo 2017 il Pd ha ottenuto il 22,56 per cento delle interviste e dichiarazioni, a cui si aggiunge il 28,66 per cento del tempo riservato in voce ai membri del suo governo. Un anno fa il Pd era al 16,21 per cento.

La seconda forza politica sul Tg1 (nei sondaggi sarebbe la prima) è il M5s, cui viene concesso però meno della metà del tempo riservato ai propri beniamini: il 10,69 per cento.

L’unica altra rete della tv pubblica dove il Pd raggiunge cifre da capogiro (38,44 per cento) è Rai Tre nei programmi di rete extra tg (Cartabianca, Agorà, Gazebo, Mi manda Rai Tre, Presadiretta e Report). Ma in quel caso è anche a danno della presenza diretta di esponenti del governo, che complessivamente ottengono il 6,89 per cento del tempo di parola.

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