giovedì 20 aprile 2017

TRIVELLE, LE TASSE PER LA MAFIA DEI PETROLIERI? ECCO L’INFAME REGALO DEI PARASSITI DEL PD AL GOVERNO


Mentre Eni ed Edison, a seguito di sentenze in Cassazione, stanno negoziando quanto versare ai comuni per l’arretrato Imu, Ici e Tasi, un articolo della manovrina le solleva del tutto dall’imposizione. Non solo: la norma, stando alla bozza, si applica genericamente a “tutte le costruzioni ubicate nel mare territoriale” e per estensione a porti (Venezia), impianti eolici, alberghi col pontile, ristoranti su palafitte


Con l’ennesimo favore all’industria delle trivelle il governo rischia di esentare dai tributi locali interi porti e qualsiasi altra costruzione offshore sarà mai realizzata direttamente nei mari italiani. A beneficio di futuribili resort col pontile modello Dubai o di improvvisati palafittari della ristorazione lungo la costa lucana che non pagherebbero alcuna imposta. Nelle bozze della manovrina correttiva, di cui ancora si attende il testo definitivo (il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan mercoledì si è “scusato per il ritardo” annunciando che “dovrebbe arrivare domani”), c’è infatti un articolo che entra a gamba tesa nella querelle tributaria e legale che contrappone da anni i colossi dell’energia ai sindaci delle località costiere dalle cui acque estraggono idrocarburi. Nella parte dedicata allo sviluppo c’è un articolo, il 35, che determina uno stop retroattivo per le società proprietarie delle 119 piattaforme censite nel mare italiano dal pagamento Ici, Imu e Tasi. Si impoveriranno, quindi, i bilanci dei comuni costieri e dei loro cittadini che non beneficeranno dei tributi che tre recenti sentenze della Cassazione avevano indicato come dovuti.

Così, a meno di modifiche dell’ultimo minuto, una misura che doveva recuperare risorse per rispettare i parametri europei assesta invece il colpo di spugna su cartelle di accertamento ormai decennali per un valore di oltre 100 milioni di euro. Se già questo è un problema per gli amministratori locali dei comuni litoranei interessati dalle trivelle, più ancora lo sono gli effetti collaterali della norma che impatta in modo imprevedibile sull’imponibilità di qualsiasi costruzione a mare, compresi alberghi e porti galleggianti come il terminal container di Venezia o le centrali eoliche in fase di realizzazione a Taranto e di progettazione in Molise.

L’articolo della manovra, stando alla bozza, è titolato “Costruzioni ubicate nel mare territoriale” e fornisce l’interpretazione autentica e definitiva di norme precedenti: “Non rientrano nel presupposto impositivo dell’imposta comunale sugli immobili (ICI), dell’imposta municipale propria (IMU) e del tributo per i servizi indivisibili (TASI), le costruzioni ubicate nel mare territoriale, in quanto non costituiscono fabbricati iscritti o iscrivibili nel catasto fabbricati”. E che cosa vuol dire? Che se non c’è l’iscrizione al catasto non c’è rendita, se non c’è rendita non c’è neppure tributo che possa essere preteso. Né oggi né mai. Un intervento a gamba tesa nella querelle che si accoda ai precedenti, culminati nel 2016 con la cosiddetta “norma sugli imbullonati” contenuta in Legge di Stabilità che ha parzialmente escluso gli impianti dal pagamento delle imposte correnti.

FONTE

IL FATTO

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