venerdì 5 maggio 2017

BUCO ALITALIA? MONTEZEMOLO NEI GUAI!. ECCO COSA RISCHIA IL PARASSITA

di Antonio Castro per Libero quotidiano

Rischiano parecchio gli amministratori dell’ appena commissariata Alitalia: da Silvano Cassano a Luca Cordero di Montezemolo (pochi mesi di gestione), fino al dimissionario Cramer Ball che giusto ieri ha salutato. Il pericolo che sui diversi manager che hanno preso in mano la cloche della compagnia si abbatta l’ azione di responsabilità è concreto. «L’ amministrazione straordinaria», ha puntualizzato il ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, in audizione ieri pomeriggio a Montecitorio, «prevede, in materia di responsabilità degli amministratori, l’ applicazione delle medesime norme dettate dall’ ordinamento dei fallimenti. I commissari appena nominati adotteranno doverosamente ogni iniziativa eventualmente necessaria anche con riferimento allo specifico tema della responsabilità degli organi sociali».

In sostanza Calenda fa balenare un’azione di responsabilità (la stessa sollecitata dall’ Associazione nazionale piloti, guidata dal battagliero Marco Venezian), verso i manager. Per il ministro dello Sviluppo, i responsabili sarebbero da stanare negli Emirati Arabi Uniti: «Mi sono più volte espresso sul management. Gestire la compagnia da Abu Dhabi è stato un gravissimo errore». Modesto dettaglio: Etihad ha potuto rilevare “solo” il 49% della compagnia perché, altrimenti, essendo un investitore extra europeo, perderebbe per la Ue i diritti di volo. Calenda sa bene i limiti di controllo della compagnia emiratina, e si affretta a concedere che «va anche riconosciuto ai soci di aver messo i soldi, di averci creduto e di essere stati pronti a metterci altri soldi».

Da Milano la società che ha scommesso sul vettore nazionale italiano centinaia di milioni preferisce non commentare ufficialmente, anche se giusto martedì in una nota ufficiale James Hogan, patron della holding aerea di Abu Dhabi, aveva sottolineato il «rammarico» per la pessima conclusione della vicenda. Anche perché gli investimenti fin ora effettuati in Italia rappresentano “noccioline” per i potenti fondi sovrani emiratini che possono contare su una potenza finanziaria valutata 900 miliardi di dollari.

Resta il fatto che il commissarimento di Alitalia è, politicamente, pratica molto delicata. Sempre Calenda glissa sull’ ipotesi che la Cassa depositi e prestiti possa «entrare». In serata il titolare di via Veneto sostiene che «spetta a Cdp valutarlo. La cosa importante è che ci sia un progetto industriale e secondo me ci deve essere un operatore». Nell’ audizione in Commissione Attività Produttive, Calenda non esclude eventuali interventi pubblici, ribadendo però che «intorno ad un operatore del settore ci possono essere corollari (Cdp, ndr). Ma devono essere corollari», escludendo un eventuale intervento di Invitalia: «Non è la sua mission», e casomai sarebbe dovuta intervenire a garanzia dei nuovi investimenti che il no al referendum ha bloccato.

Certo, se le condizioni saranno simili a quelle poste a Etihad, difficilmente si potrà guardare ad un orizzonte extra europeo. Il problema del governo è chiaro: «Bisogna trovare un acquirente interessato a ricostruire un network che punti sul lungo raggio», sottolinea Calenda, «e allora, forse, potremo costruire una cosa che mantenga un pezzo importante del sistema turistico e industriale. Un pezzo. Non è l’ unico pezzo».

Se, come dice Calenda, «Alitalia è una storia nata storta» e «non esistono soluzioni facili», è pur vero che ora, come scandisce il presidente di Intesa San Paolo, Gian Maria Gros-Pietro (che insieme a Unicredit è il principale azionista italiano del consorzio Cai che ne detiene il 51%), per il futuro la banca finanzierà «solo piani industriali sostenibili», visto che «non è contenta dell’ investimento».

Insomma, la più grande banca italiana dopo questa esperienza fatta per «assicurare all’ economia nazionale un servizio essenziale», sarà molto più prudente. La partita che attende i commissari Luigi Gubitosi, Enrico Laghi (che ieri si è dimesso dal collegio sindacale di UniCredit), e Stefano Paleari è quanto mai complessa. Su Laghi, fra l’ altro, è già partito il fuoco di sbarramento dell’ opposizione. Per il Movimento 5 Stelle «solo da 15 giorni non è più presidente del cda della Midco, società che controlla Alitalia tramite la Cai. Può un commissario», si chiede il senatore Andrea Cioffi, capogruppo M5S in Commissione Trasporti al Senato, «valutare il suo stesso operato?». Di parere opposto Calenda: «Non c’ è alcun conflitto di interessi per Laghi. Se ci fosse stato il rischio non l’ avrei nominato».



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