giovedì 11 maggio 2017

ALTRA BOMBA CONTRO LA BOSCHI LANCIATA DA UN QUESTORE! CONDIVIDETE TUTTI


Enrico Moja, il questore di Arezzo mandato in esilio: "Maria Elena Boschi è riuscita a rimuovere me..."
Sembra che sia riuscita a rimuovere "almeno" "il questore di Arezzo...", si legge nel messaggio su Whatsapp arrivato a Enrico Moja, 63 anni, il diretto interessato... . "Ci ho fatto una risata. Qualcuno ha interpretato il mio trasferimento in un certo modo. Ma io non ho mai avuto prove per dimostrarlo veramente", dice il dirigente di polizia al Giornale. "Ho trascorso ad Arezzo un lungo e onorato periodo (dal 1 giugno 2013 al 1 settembre 2016, ndr) - spiega Moja - Come tutte le città di provincia, anche quella aveva le sue stranezze. Non dimentichiamo che era la città di Licio Gelli...". Infatti Moja, è stato bruscamente rimosso e trasferito a Milano.

Perché? All'epoca si è scontrato con Laterina e con la sicurezza da garantire a Maria Elena Boschi e alla sua famiglia: "Avevo la responsabilità del dispositivo di tutela di tutta la famiglia e con l'allora ministro Boschi tenevo rapporti di carattere istituzionale. Credo di aver fatto con onore il mio lavoro, se poi a qualcuno non ero gradito per qualche ragione...".


La ragione potrebbe essere questa: domenica 28 febbraio 2016 l'Associazione Vittime del Salva-Banche organizza una protesta davanti alla villa di Laterina di Pier Luigi Boschi, papà della sottosegretaria, al quale partecipano 300 persone. Forse la Boschi non ha gradito l'autorizzazione del corteo sotto casa sua da parte del questore Moja. Tant'è. Sei mesi dopo Moja è a Milano. Trasferito. Al suo posto Bruno Failla, uomo di fiducia di Renzi. Ma ora visto che il 1 luglio andrà in pensione, Moja promette vendetta: "Un motivo ci sarà se a Laterina hanno vinto i No al referendum. Ma queste cose le dirò solo dopo il 1 luglio...".

FONTE:
http://www.liberoquotidiano.it/news/personaggi/12381582/enrico-moja-ex-questore-arezzo-maria-elena-boschi-mi-ha-rimosso.html









TUTTA LA VERITÀ SU VITALIZI E PENSIONI D’ORO. FINALMENTE SVELATO IL BLUFF DEL PD! VI PREGO CONDIVIDETE TUTTI QUESTO INCREDIBILE VIDEO

TUTTA LA VERITÀ SU VITALIZI E PENSIONI D’ORO.
FINALMENTE SVELATO IL BLUFF DEL PD!
VI PREGO CONDIVIDETE TUTTI QUESTO INCREDIBILE SERVIZIO DELLE IENE.



Tra i casi più eclatanti quello di Antonio Malaschini, sottosegretario del governo Monti: a lui vanno 43mila euro lordi di pensione (23mila euro netti al mese). Bizzarro, se si pensa che attualmente è vicecapo di gabinetto del ministro Padoan. Alla faccia dell’Economia.

C’è anche il caso di Giuseppe Vegas, che oggi percepisce una pensione da 25mila euro lordi al mese in qualità di ex funzionario del Senato. A questi soldi va aggiunto lo stipendio da 20mila euro da presidente della Consob.

Francesco Rutelli percepisce un vitalizio da 6.408 euro netti al mese in qualità di ex parlamentare. Elio Massimo Catania, ex presidente FS (dalla quale ha ricevuto una buonuscita da 6,7 milioni di euro) ed ex presidente Atm di Milano, riceve invece una pensione da 12.276 euro lordi al mese. Ma non ha intenzione di smettere di lavorare (e guadagnare).

Antonio Soro a fine mese festeggia: insieme alla pensione da ex medico ospedaliero, pari a 6mila euro al mese, riceve un vitalizio da ex consigliere delle Sardegna (5.371 euro lordi al mese) ai quali vanno aggiunti i 20mila euro da deputato.

Il presidente dell’Abi Antonio Patuelli ha un vitalizio da 3.024 euro netti al mese, che incassa da ben 11 anni per essere stato parlamentare negli anni ’90. Il presidente del Mediocredito Roberto Mazzotta, invece, percepisce 4.815 euro netti al mese da quando aveva 43 anni (ora ne ha 77).



L’amministratore delegato della Cassa di risparmio di San Miniato Divo Gronchi (ex Dg del Monte dei Paschi di Siena ed ex Ad della Popolare di Vicenza) incassa una pensione da 24.882 lordi al mese.

ONG, DI MAIO SCOPRE L'ENNESIMA PORCHERIA! CONDIVIDETE OVUNQUE

Luigi Di Maio lancia un altra bomba riguardate le ONG.
Ecco cosa scrive:

"INCHIESTA ONG. ACCUSE AGGHIACCIANTI
Una nave di Medici Senza Frontiere che sconfina in acque libiche senza coordinarsi con la Guardia Costiera. Membri della ONG che convincono i migranti a non rispondere alle domande della Polizia italiana o che fanno passare i minori per adulti!
Per me questi atteggiamenti rappresentano un problema di sicurezza nazionale. E dobbiamo tutelare il nostro Paese al di là delle sentenze.
Se queste accuse dovessero essere confermate sarebbe gravissimo.
Dobbiamo subito cambiare le regole di ingaggio delle imbarcazioni nelle nostre acque territoriali e stabilire regole di approdo più stringenti nei nostri porti.
Inoltre va approvata subito la nostra proposta di Legge sulla polizia giudiziaria a bordo delle navi.
Giudicate voi.
L'INCHIESTA DI TRAPANI COINVOLGE MEDICI SENZA FRONTIERE.
1) Sotto la lente di ingrandimento la nave «Dignity One» di «Medici senza frontiere» che sarebbe entrata in acque libiche fermandosi a 7 miglia dalla costa per prendere a bordo 390 migranti. Senza avvisare la Guardia Costiera.
2) I poliziotti hanno evidenziato come «i migranti non sono stati molto collaborativi nel fornire informazioni dettagliate circa il viaggio, attribuendo la colpa alla stanchezza e alle ore di viaggio estenuanti».
Sono stati gli stessi investigatori ad evidenziare che «a differenza del passato, i migranti soccorsi e trasferiti da navi delle Ong, quando vengono fatti sbarcare nei porti italiani sono restii a cooperare: tale circostanza potrebbe essere il risultati di un «indottrinamento» impartito a bordo al fine di non collaborare con le forze dell’ordine italiane e il personale dell’agenzia Frontex».
3) Tra i casi citati c’è anche quello di uno sbarco con «la discesa dei minori non accompagnati che secondo il personale di “Medici senza Frontiere” erano circa 100, ma in realtà il personale di bordo inseriva nel gruppo uomini palesemente adulti»."


Bomba del Fatto, ecco le prove che incastrano la Boschi! Massima condivisione

(di Giorgio Meletti – Il Fatto Quotidiano) – Un sabato di marzo del 2014 Flavio Trinca, presidente di Veneto Banca, e Vincenzo Consoli, amministratore delegato, sono saliti in macchina e hanno percorso di gran carriera i 330 chilometri che separano Montebelluna in provincia di Treviso (sede della banca) da Laterina in provincia di Arezzo. Lì hanno suonato il campanello della villa di Pier Luigi Boschi, consigliere di amministrazione di Banca Etruria, che li attendeva con il presidente Giuseppe Fornasari. I rapporti sono oliati. È proprio Fornasari ad aver voluto nel 2011 Boschi nel cda della banca, in rappresentanza del mondo agricolo aretino. Ed è ancora Fornasari a conoscere bene Trinca: entrambi sono stati deputati, entrambi hanno alle spalle la militanza nella Dc, sebbene in due diverse correnti, l’aretino era fanfaniano (come Boschi), il trevigiano stava con Carlo Donat-Cattin in Forze Nuove.

La rimpatriata scudocrociata non spiega i 660 chilometri in macchina tra andata e ritorno. Il fatto è che Boschi ha organizzato un vertice con la figlia Maria Elena, che da pochi giorni è entrata nel nuovo governo Renzi come ministro delle Riforme, coronando la scalata al potere condotta accanto al suo leader. I tre visitatori vanno speranzosi, guardano alla giovane ministra come alla protettrice dei banchieri disperati. Lei ascolta, loro le spiegano le amarezze che li accomunano. Da alcuni mesi sia Etruria sia Veneto Banca sono nel mirino della Vigilanza di Bankitalia. Nel corso del 2013 severe ispezioni si sono concluse con letteracce molto simili del governatore Ignazio Visco. Identico il concetto: le vostre banche sono scassate assai, dovete al più presto trovarvi un “partner di elevato standing”, cioè una banca più grande e più sana che vi assorba e vi salvi. Identico il sottotesto, esplicitato a quattr’occhi dal severo capo della Vigilanza Carmelo Barbagallo: consegnatevi alla Popolare di Vicenza di Gianni Zonin. Gli uomini di Etruria se lo sentono dire il 5 dicembre, Consoli il 19 dicembre.

Le due banche recalcitrano, per due ragioni. La prima è che sono due Popolari, cioè due cooperative, che assommano circa 150 mila soci che decidono una testa un voto. Chi glielo va a dire che devono consegnarsi senza condizioni al rivale Zonin, il quale ha fatto subito sapere a Fornasari e Trinca che per aretini e trevigiani non ci sarà posto nel cda nella nuova bancona che nascerà dalle due fusioni?

La seconda ragione è più velenosa: i banchieri disperati ritengono che la banca di Zonin sia messa peggio delle loro, e che Barbagallo, forse ingannando lo stesso Visco, stia assediando Arezzo e Montebelluna non per salvare le loro banche ma per darle in pasto alla Popolare di Vicenza, istituto amatissimo da Palazzo Koch e aiutarla a tirarsi fuori dai guai serissimi in cui si è cacciata, nella distrazione della Vigilanza.

La neo ministra ascolta e annuisce. La missione di cui il padre – organizzando l’incontro – la invita di fatto a farsi carico è di mettere a disposizione di Etruria e Veneto Banca “lo spirto guerrier” del nuovo governo per rintuzzare l’aggressività di Palazzo Koch. In realtà non succede niente.

Pochi giorni dopo uno spettacolare blitz della Guardia di Finanza ordinato dal procuratore della Repubblica di Arezzo Roberto Rossi e originato da una denuncia di Barbagallo, fa secco Fornasari con accuse poi rivelatesi infondate al processo di primo grado. Lorenzo Rosi diventa presidente di Etruria e Boschi padre vicepresidente. Ma intanto Bankitalia continua a menare fendenti. La verità è che Matteo Renzi, non appena insediato a Palazzo Chigi, ha attaccato il governatore Visco chiedendogli di ridurre il suo stipendio da 495 mila euro annui a 248 mila, il tetto fissato per tutti i dirigenti pubblici. Visco lo manda al diavolo invocando l’indipendenza della Banca d’Italia. Lo strappo tra Palazzo Chigi e Palazzo Koch è velenoso, e non sarà mai ricucito.

Di fatto sarà Etruria la più maltrattata da Bankitalia nei mesi turbolenti delle crisi bancarie. Visco subisce il no a Zonin e va in pressing sugli aretini perché si trovino un compratore. Rosi, Boschi e gli altri battono tutte le strade possibili. Nell’estate 2014 Boschi si fa presentare il piduista Flavio Carboni dall’amico Valeriano Mureddu. Lavorano sull’ipotesi di far salvare Etruria dal fondo Qvs dell’emiro del Qatar Tamim bin Hamad Al Thani, lo stesso al quale, secondo indiscrezioni de La Stampa, si sarebbe rivolto Renzi nei giorni scorsi per chiedergli di salvare Alitalia. Non cavano un ragno da un buco. Si rivolgono allora alla banca francese Lazard e poi a Mediobanca, le quali contattano almeno una trentina di banche in tutta Europa ma ottengono solo dei cortesi “no grazie”. Questo spiega perché a gennaio 2015 la ministra, in un ultimo disperato tentativo, si rivolge in modo pressante al numero uno di Unicredit Federico Ghizzoni chiedendogli di salvare la baracca aretina e paterna. Lui risponde educatamente ma prende tempo.

Il 7 febbraio Rosi va a Torino e parla con Ghizzoni in occasione del discorso di Visco al Forex. Non serve a niente. Due giorni dopo il governatore firma il commissariamento di Etruria. Un anno dopo la Boschi si vendicherà con una rancorosa intervista al Correre della Sera senza nominare Visco e Barbagallo ma salutandoli come “le stesse persone che un anno fa suggerivano a Banca Etruria un’operazione di aggregazione con la banca di Zonin”.


mercoledì 10 maggio 2017

BARBARA LEZZI BOOM! RACCONTA LA VERITA' SULLA BOSCHI ED E' BUFERA IN STUDIO

Barbara Lezzi ospite a "La Gabbia" su la7 RACCONTA TUTTA LA VERITA' sulla Boschi e Banca Etruria. Ecco il video:


EMERGENZA RIFIUTI ROMA? CONDIVIDETE QUESTO VIDEO PER AMORE DELLA VERITA'

Franco Bechis, giornalista di "Libero", sputtana con un video tutte le fake news create ad arte dai media ed il PD per gettare fango sulla Raggi.
Emergenza rifiuti a Roma? Una fake news di Renzi. Nel video la verità sui cassonetti della capitale. In 4 ore e 282 km percorsi trovati solo 5 che traboccano di spazzatura

Ecco il video:

ULTIM'ORA -ENNESIMA DENUNCIA CHOC DEL PM ZUCCARO: ECCO COSA HA SCOPERTO QUESTA VOLTA

Sbarchi weekend, Zuccaro: ‘Con polizia a bordo di navi ong avremmo già preso i trafficanti’
Torna l’emergenza migranti.
Il weekend scorso c’è stata un’ondata record di sbarchi: 7mila 300 arrivi sulle coste italiane, poco di meno dei 9mila record dei giorni di Pasqua.
Il pm di Catania Carmelo Zuccaro, che ha svelato lo scandalo di ong e migranti, sostiene che se si fossero dispiegate delle unità della polizia giudiziara a bordo delle navi delle ong che hanno soccorso i migranti, si sarebbero potuti arrestare gli scafisti:
“Sabato scorso è arrivata a Catania una nave con 498 migranti e il cadavere di un giovane ucciso a freddo su un barcone da un trafficante perché non si era tolto il cappello. Se sulla nave della Ong che ha fatto l’intervento vi fossero state unità della nostra polizia giudiziaria avremmo già preso i trafficanti e li avremmo già nelle nostre galere”, ha detto Zuccaro in audizione alla Commissione Antimafia.
Il magistrato ha ribadito che il suo obiettivo non sono le ong, ma i trafficanti di uomini:
“L’obiettivo delle indagini non sono le Ong, ma i trafficanti, criminali autori di violenze inaudite, ed alcune recenti modalità del traffico li stanno favorendo.
Il procuratore durante l’audizione ha anche denunciato che nel business dell’accoglienza ci sono le mani della mafia:

“C’è una massa di denaro destinata all’accoglienza dei migranti che attira gli interessi delle organizzazioni mafiose e dico questo sulla base di alcune risultanze investigative”, ha osservato Zuccaro, sottolineando comunque come “sia sbagliato ritenere che la mafia operi dovunque, perché così rischiamo di aumentare l’aurea di onnipotenza”.