mercoledì 22 marzo 2017

Reddito di cittadinanza, cos’è e come funziona: 10 cose da sapere, dal test di Livorno alla proposta M5s


Il M5s lo propone a livello nazionale come misura centrale di sostegno alle famiglie con il reddito più basso. Il Pd continua a dirsi contrario, Matteo Renzi lo ha ribadito più volte. L’ultima sabato scorso: “Altro che panzane, altro che invenzioni strampalate di chi dice ‘diamo a tutti i soldi, anche se non lavorano’. Diamo invece a tutti un lavoro e un’opportunità”. Una piccola dimostrazione del reddito di cittadinanza a Livorno c’è, anche se temporaneo, limitato a 100 famiglie e in via sperimentale. I beneficiari hanno ricevuto il primo assegno. L’intervento, voluto dalla giunta M5s del sindaco Filippo Nogarin, prevede l’erogazione di 500 euro in favore di 100 persone, per un periodo di 6 mesi. “Quando leggi storie come quella di Tito – aveva scritto Nogarin alla vigilia del primo turno delle Comunali, il 5 giugno – capisci che la politica con la P maiuscola può fare la differenza. Abbiamo messo in piedi una misura sperimentale di sostegno ai più bisognosi e lo abbiamo fatto senza pesare sul budget già risicato destinato alle politiche sociali. Un ammortizzatore sociale che vorremmo rendere strutturale, ma da soli non possiamo farlo. Per questo mi rivolgo senza indugi sia alla Regione che al governo“.

Il progetto è di natura sperimentale ma a ilfattoquotidiano.it l’assessore al Sociale Ina Dhimgjini assicura: “A partire dal 2017 il reddito di cittadinanza diventerà strutturale. Quanto stanzieremo e quante persone potranno beneficiarne? Al momento è ancora troppo presto per dirlo, stiamo analizzando varie ipotesi. Ci auguriamo comunque che questo strumento venga utilizzato anche in altre città”. Vediamo come funziona nella città toscana. Il bando per accedere al contributo è stato lanciato il 17 dicembre 2015 e si è chiuso il 15 gennaio. Le domande arrivate sono state 997, ma di queste 73 sono state respinte per mancanza dei requisiti richiesti. “Abbiamo verificato ogni singola domanda – sottolinea Nogarin – epurando le liste provvisorie dai furbetti dell’Isee e da chi aveva provato a inoltrare una doppia richiesta pur facendo parte dello stesso nucleo familiare”.

Per il reddito di cittadinanza locale la giunta ha stanziato complessivamente 300mila euro. L’assegno mensile, dal valore di 500 euro, verrà erogato in favore di 100 beneficiari per un periodo di 6 mesi. L’intervento è a tutti gli effetti operativo: i primi assegni mensili sono infatti stati erogati a fine maggio. Dhimgjini sta inoltre lavorando sugli aspetti organizzativi e burocratici legati ai progetti di volontariato “a cui i 100 assegnatari potranno collaborare, come prevedeva il bando”. Il Comune sottolinea: “Il reddito di cittadinanza è uno strumento importante: deve però basarsi sul principio di reciprocità“. In un primo momento l’amministrazione comunale sembrava non voler render note le generalità degli ammessi alla graduatoria: “Questione di privacy, stiamo valutando”. Alla fine però è stata scelta la strada della trasparenza massima: la graduatoria definitiva con tanto di nomi e punteggi (compresi gli esclusi) è stata pubblicata sul sito del Comune.

Le opposizioni, Pd in testa, hanno definito il progetto grillino “un bluff e uno spot per le elezioni comunali basato in realtà su tagli al sociale“. L’assessore ha sempre rispedito al mittente le accuse, sostenendo che “il progetto si basa su risorse aggiuntive”. A Livorno in precedenza aveva fatto discutere l’azzeramento di 300 social cards per un totale di 326mila euro. La decisione della giunta M5s aveva fatto arrabbiare la Caritas e le associazioni di volontariato. In contemporanea all’erogazione dei primi assegni di reddito di cittadinanza Dhimgjini ha precisato: “Sono stati messi in liquidazione anche tutti gli altri contributi sociali relativi alla prima parte del 2016: borse lavoro, ex social cards, contratti collaborativi, contributi per famiglie indigenti e tutti i sussidi per la prima infanzia e i contributi affitto: in totale si tratta di 425 cittadini a rischio di esclusione sociale, utenti già presi in carico e seguiti dai servizi sociali”.

Condizioni per accedere alla graduatoria

Può essere ammesso al reddito di cittadinanza “un solo componente per nucleo familiare”. Il beneficiario dovrà inoltre fornire immediata disponibilità al lavoro al centro per l’impiego territorialmente competente e “rendersi disponibile a svolgere lavori socialmente utili eventualmente indicati dal Comune per almeno 4 ore settimanali”. Egli dovrà inoltre rendersi disponibile a partecipare “a progetti eventualmente gestiti dai Comuni, utili alla collettività, in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni”. Tutto ciò per un massimo di 8 ore settimanali. La partecipazione ai progetti è comunque facoltativa “per disabili o soggetti non più in età lavorativa”. Il beneficiario avrà comunque l’obbligo di comunicare “tempestivamente” agli enti preposti ogni variazione di tutti quei fattori “che comportino la perdita del diritto”.

Isee sotto i 6530 euro, minimo 35 anni

A beneficiare dell’assegno può essere un cittadino italiano o di un paese dell’Ue, ma anche un extracomunitario purché in possesso del permesso di soggiorno. Condizione essenziale in ogni caso è che il soggetto sia residente nel Comune “da almeno 5 anni dalla chiusura del bando”, che abbia un’età compresa tra i 35 anni e il limite previsto per l’età pensionabile e che al momento della presentazione della domanda non svolga attività lavorativa. Tra i requisiti richiesti anche l’appartenenza a un nucleo familiare con Isee non superiore a 6530 euro. Niente assegno se in famiglia si posseggono autovetture con potenza superiore agli 80 Kw acquistate negli ultimi 12 mesi. L’attribuzione dei punteggi per la formazione della graduatoria si basa su tre fattori distinti. Il disciplinare prevede l’assegnazione di 30 punti per un Isee pari a zero: negli altri casi (Isee tra 0,1 e 6.530 euro) il punteggio viene assegnato in maniera proporzionale. Sotto la lente anche la composizione numerica del nucleo familiare: chi vive in un nucleo di oltre 4 persone ha diritto a 20 punti (15 in nuclei tra 3 e 4 persone, 10 tra 1 e 2). Chi inoltre risulta essere disoccupato “da almeno 12 mesi” può beneficiare di altri 10 punti. L’erogazione dei 500 euro viene revocata se il beneficiario rifiuta una proposta di lavoro (anche di tipo “socialmente utile”) da svolgere nel Comune di residenza oppure “qualora receda senza giusta causa dal contratto di lavoro”. Stesso meccanismo in caso di “svolgimento contemporaneo di attività di lavoro irregolare“.

L’esperienza di Trento (voluta da Dellai, maggioranza)

Nel 2009 la provincia autonoma di Trento – guidata da Lorenzo Dellai, ora parlamentare di maggioranza – ha introdotto il “reddito di garanzia”. L’intervento, come spiegava un’analisi del 2013 di lavoce.info, prevede l’erogazione di un beneficio monetario il cui importo è pari alla differenza tra l’effettiva condizione economica del nucleo e la soglia di povertà relativa, definita in base alle caratteristiche del nucleo stesso. Per esempio una famiglia di tre componenti, con un reddito di 700 euro mensili ha diritto a una integrazione di circa 400 euro. La somma è poi eventualmente integrata di un importo per il sostegno del canone d’affitto. L’intervento era tuttavia per quattro mesi, rinnovabili dopo verifica e per non più di tre volte in due anni. In tre anni – da fine 2009 a fine 2012 – i nuclei beneficiari furono circa 10mila, con una media di “ingressi” mensile pari a 251 unità.

Il reddito di garanzia in Europa

In Europa 26 Paesi su 28 – tutti tranne Italia e Grecia – hanno adottato da tempo forme di reddito minimo garantito per consentire ai loro cittadini più deboli di vivere una vita dignitosa, così come l’Europa chiede fin dal 1992. L’ultimo Stato ad aver introdotto una misura simile è stato l’Ungheria. In caso di perdita del lavoro il reddito minimo scatta quando è scaduta l’indennità di disoccupazione (che in Italia è l’ultima tutela disponibile) e il disoccupato non ha ancora trovato un nuovo impiego.

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